La città metropolitana è un ente locale previsto per la prima volta
dalla legge 8 giugno 1990, n. 142 (artt. 17-21) sulla riforma dell'ordinamento degli Enti locali.
All'interno di questa norma si delineavano due livelli di amministrazione locale, la città metropolitana
e i comuni, e si individuavano come organi della città metropolitana il consiglio, la giunta e il sindaco
metropolitano. Si stabiliva, inoltre, che le nuove delimitazioni amministrative delle città metropolitane
sarebbero state individuate entro un anno dall'approvazione della legge. Tale scadenza fu posticipata più
volte e in quest'ottica intervenne anche la legge n. 463 del 1993 che introdusse inoltre un carattere facoltativo
alla riforma istituzionale modificando l'espressione originale "procede" con la dicitura "può
procedere".
Con la legge n. 265 del 1999, accolta successivamente nel Testo Unico degli Enti Locali, si tentò di
accelerare il processo di costituzione delle città metropolitane e successivamente, nel 2001, con la riforma
del titolo V della Costituzione (legge costituzionale 3/2001) la riforma metropolitana ha acquisito dignità
costituzionale con la modifica dell'art. 114, che inserisce le città metropolitane di diritto tra gli enti
locali che costituiscono la Repubblica Italiana.
Nel 2007 il Governo Prodi II approvò un disegno di legge-delega (per la redazione
della Carta delle autonomie locali), che avrebbe dovuto abrogare il d. lgs. n. 267/2000, recante il Testo unico
sull'Ordinamento degli Enti Locali, che a sua volta raccoglieva in un unico testo la fondamentale legge n.
142/1990, la prima che aveva previsto, tra le varie disposizioni, proprio l'istituzione delle città
metropolitane.
Secondo il predetto d.d.l., ne potevano far parte le Circoscrizioni del Comune capoluogo, trasformate - ed
eventualmente accorpate - in Municipi, nonchè i Comuni contermini strettamente integrati al capoluogo.
L'iniziativa della costituzione della città metropolitana spettava al comune capoluogo o al 30% dei comuni
della provincia o delle province interessate, che rappresentassero il 60% della relativa popolazione, oppure ad
una o più province insieme al 30% dei comuni della provincia/e proponenti.
Sulla proposta la Regione doveva esprimere un parere e successivamente sarebbero stati chiamati ad esprimersi
anche i cittadini con un referendum, che non avrebbe avuto un quorum se il parere della Regione fosse stato
favorevole, o del 30% in caso contrario.
Il 5 maggio 2009 la legge di delega sul federalismo fiscale introdusse una normativa transitoria per la prima
istituzione delle città metropolitane, delegando il Governo ad adottare entro 36 mesi, ossia entro il
maggio 2012, un decreto legislativo per l'istituzione delle città metropolitane.
Scaduto infruttuosamente tale termine, il Governo Monti emanò il decreto legge sulla revisione della
spesa pubblica, convertito in legge n. 135 il 7 agosto del 2012.
L'articolo 18 del decreto prevedeva l'istituzione entro il 1° gennaio 2014 delle città metropolitane
di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze,
Bari, Napoli e Reggio Calabria e la contestuale soppressione delle rispettive province.
Il percorso della riforma introdotta dalla legge 135 ha incontrato numerosi ostacoli: dapprima è
intervenuto il maxiemendamento del Governo alla Legge di stabilità 2013 che ha rimandato di un anno le
scadenze di attuazione previste; poi, nel febbraio 2013 tale percorso è stato dichiarato incostituzionale
dalla Corte per violazione dell'art. 77 Cost., in relazione agli artt. 117, 2° comma lett. p) e 133, 1°
comma Cost., in quanto il decreto-legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e
urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale
quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio.
Per intervenire su questa materia, che riguarda enti previsti dalla carta costituzionale, era dunque necessaria
una legge o un decreto legislativo, e in questo senso il Governo Letta, il 26 luglio del 2013, intervenne
approvando un nuovo disegno di legge ("Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle
unioni e sulle fusioni di comuni").
Nel corso dell'iter parlamentare il provvedimento subì diverse modifiche e finalmente, sotto il Governo
Renzi, la legge n. 56 recante "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e
fusioni di comuni" (detta anche "legge Delrio") venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 7
aprile 2014. La legge ha previsto nelle regioni a statuto ordinario l'istituzione di 10 città
metropolitane, identificando la loro delimitazione territoriale con quella della relativa provincia
contestualmente soppressa. Di seguito viene schematizzata la situazione delle città metropolitane
come definita dalla legge in questione:
Oltre alle disposizioni riguardanti i territori delle regioni a statuto ordinario, è previsto che nelle regioni a statuto speciale si possano istituire città metropolitane «in armonia coi rispettivi statuti speciali e nel rispetto della loro autonomia organizzativa [...] nei rispettivi capoluoghi di regione nonché nelle province già all'uopo individuate come aree metropolitane dalle rispettive leggi regionali».
Tra le regioni a statuto speciale, il Friuli-Venezia Giulia, la
Sardegna e la Sicilia hanno avviato diversi processi normativi volti
all'istituzione delle città metropolitane. La Regione Friuli-Venezia Giulia, con la legge regionale
10/1988, aveva avviato un processo normativo inserendo un articolo riguardante "disposizioni particolari
per l'area metropolitana di Trieste". Le disposizioni in questione sono state abrogate con la legge
regionale 1/2006 che ha contestualmente inserito la possibilità di istituire città metropolitane
nella regione, riconoscendo il potere di iniziativa ai comuni capoluogo.
In Sardegna la discussione relativa alle città metropolitane è stata avviata con la legge regionale
4/1997 che prevedeva la possibilità di istituire la città metropolitana di Cagliari. Le disposizioni
presenti nella legge sono rimaste lettera morta anche se attualmente il dibattito sul tema è tornato ad
assumere un certo rilievo. La Sicilia è la regione, tra quelle a statuto speciale, in cui si è
posta maggiore attenzione al tema delle città metropolitane.
Il primo intervento mirato all'istituzione di città metropolitane nel territorio siciliano risale al 1986
con la legge n.9. Successivamente, il 10 agosto 1995, un decreto del presidente della regione individuava i
confini delle città metropolitane di Messina (51 comuni), Catania (27 comuni) e Palermo (27 comuni).
Anche questo decreto non ha trovato attuazione e il processo di riforma è tornato ad avere una certa
vitalità solo nel settembre 2013, quando la giunta regionale ha redatto un disegno di legge
(deliberazioni 313 e 354) volto all'istituzione delle città metropolitane nei tre capoluoghi suddetti,
con una drastica riduzione del numero di comuni coinvolti (14 a Messina, 10 a Catania e 21 a Palermo). Il
testo è in fase di discussione all'Assemblea regionale siciliana.
In questo modo, alla lista delle dieci città metropolitane previste dalla legge del 7 aprile 2014 n. 56,
andrebbero aggiunte le seguenti città metropolitane: